Garanzie e Perizie

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Cosa riceverai a casa

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Le pietre preziose tra storia, mito e leggenda

Io sole, io luce, io luna, attraverso di me vanno, camminano gli uomini. I miei occhi di prezioso metallo risplendono Di gemme, di verdi smeraldi…

Popul Vuh, Miti e leggende d’ America

 

 

Se vogliamo addentrarci nell’esplorazione del misterioso universo delle pietre, le preziose sovrane e quelle di meno nobile lignaggio che ne formano il seguito, le semipreziose,  e’ bene rispolverare una teoria che ha dominato tutta l’antichità. Questa concezione filosofica permetteva di riunire in un’unica realtà gli eventi fisici e metafisici dell’universo e, per il tramite di una grandiosa analogia, di raggiungere la certezza che l’uomo (il microcosmo) fosse il riflesso in miniatura del mondo (macrocosmo).

L’anima dell’universo inglobava tutti i regni: minerale, vegetale, animale e umano. Nella grande legge della vita essi erano costantemente in corrispondenza, dalla stella più distante al minuscolo granello di polvere, e, attraverso questa rete infinitamente sottile, influenzavano nel bene o nel male gli avvenimenti e gli individui.
Di tale concezione talvolta inficiata da una certa credenza nel meraviglioso che ha completamente disertato la nostra epoca improntata sullo scetticismo, sopravvivono solo storie, racconti, leggende, chimere poetiche in grado forse di stimolare o risvegliare l’interesse di alcuni.

 

 

L' arte del taglio

Città ricca, sensuale e desiderosa di vivere e gustare tutti i piaceri dell’esistenza, l’antica Babilonia eccelleva nell’arte del taglio delle pietre preziose. Il suo lusso sfrenato, violentemente stigmatizzato nell’ Apocalisse di Giovanni, ci e’ descritto in alcuni versetti dal tono potentemente accusatorio: “guai, guai, immensa città, tutta ammantata di bisso, di porpora e di scarlatto, adorna d’oro, di pietre preziose e di perle! In un’ora sola e’ andata dispersa sì grande ricchezza!” (Apocalisse, 18, 16-17

Da questo favoloso oriente che custodiva tutti i tesori di Golconda, l’arte del taglio delle pietre preziose passò in Grecia, dove divenne un’attività assai redditizia per arrivare infine ai romani, anch’essi grandi estimatori di gemme rare. Plinio il Vecchio cita nella sua Naturalis historia la lente di smeraldo di cui si serviva l’imperatore Nerone per correggere la sua vista difettosa: un utilizzo molto costoso che solo un imperatore avrebbe potuto permettersi!

 

 

Il commercio di pietre preziose

Che fossero grezze o lavorate, le gemme si vendevano a peso. La moderna unità di misura (tuttora in vigore) chiamata “carato” deriva il suo nome dal grano di carrubo il cui peso, sempre uguale, oscilla intorno ai due decimi di grammo.

Questo grano serviva in tutto il bacino del mediterraneo a pesare le pietre preziose con un minimo margine di errore. In qualche modo era una sorta di tallone vegetale.

In ordine di pregio, il rubino, lo zaffiro, lo smeraldo e il diamante erano le gemme più apprezzate e pertanto le più care, da due a sei dinar d’oro al carato. Queste quattro pietre sono in effetti le vere “preziose” che dominano il regno minerale con il loro ineguagliabile splendore.

Nel XIII secolo il mercante arabo Ahmed Ben Youssouf Al Teifash scrisse un’importante opera sulle pietre preziose in cui non solo veniva fornito l’elenco completo di tutte le gemme reperibili sul mercato, ma erano anche indicati i prezzi correnti (variabili secondo qualità, dimensioni, provenienza), in una sorta di catalogo simile a quelli attuali.

A quell’epoca i centri del commercio di pietre preziose erano Baghdad e il Cairo, le due città che, in virtù della loro collocazione geografica, mettevano in comunicazione i giacimenti orientali con l’assai redditizio mercato europeo.

Nel medioevo solo i sovrani, i nobili e soprattutto gli alti dignitari ecclesiastici potevano permettersi di possedere pietre preziose.

Del resto  e’ proprio nei trattati risalenti all’epoca medievale che vengono riportate leggende e credenze legate ad antichissime tradizioni sulle proprietà  soprannaturali attribuite alle pietre preziose. Nel passato le gemme erano ritenute in grado di assumere poteri divinatori , di protezione o curativi sia  nell’ambito sacro che nei culti pagani, due modalità distinte ma in qualche modo complementari presso tutti i popoli antichi: sumeri, assiri, persiani, egizi, indù, ebrei, greci, romani, amerindi, musulmani e cristiani..

 

 

Idoli ricoperti di gioielli

Il sottosuolo dell’India  e’ ricchissimo di favolosi giacimenti, e ciò non stupisce se si pensa che questo paese ha da sempre ispirato la maggior parte delle leggende che circolano sulle pietre. I sontuosi templi che ospitavano innumerevoli divinità, tra cui dee letteralmente rivestite di gioielli, i fastosi palazzi, i rajà dagli abiti sfavillanti di gemme che sembravano usciti da una fiaba: tutto questo era testimonianza di un incomparabile splendore.

 

 

Audaci viaggiatori

Dopo l’India, neppure il mondo arabo si sottrae al fascino delle pietre preziose. La ricchezza proviene da lontano, ma i mercanti arabi, audaci viaggiatori, attraversano mari e terre per andare alla ricerca di queste ineguagliabili ricchezze. Alla sfrenata avidità dei califfi, che si traduce in palazzi fiabeschi, risponde la magnificenza delle moschee. 

Questi bisogni si fanno così imperiosi che alcuni abbandonano il proprio mestiere per dedicarsi agli affari. L’ Islam segue la via di tutte queste meraviglie con i suoi mercanti che si avventurano un po’ ovunque. In Spagna la città di Cordoba la fa da padrona. Sotto il regno di Abd al-Rhaman, principe giovane e bello, amante di oreficeria, gioielli, armi e stoffe, la vita di corte si svolge all’insegna del lusso e della raffinatezza. Scienziati ed eruditi arabi scrivono trattati sulle proprietà delle pietre e dei cristalli. Le novelle delle Mille e una notte riflettono il vivace influsso del mondo minerale, la sua singolarità, la sua inesauribile prodigalità.

In epoca medievale, tutti i grandi alchimisti, Paracelso, Arnaldo da Villanova, Raimondo Lullo, Alberto Magno, si dedicarono allo studio della gemmologia in tutte le sue componenti strettamente connesse tra loro: mediche, simboliche, magiche, scientifiche e religiose.

Nelle chiese così come negli antichi templi, cibori, calici, tabernacoli, crocifissi, abiti sacerdotali, teche, reliquiari, diademi mariani, traboccano di gioielli, in omaggio a Dio, senza dubbio, ma anche per una sorta di esoterica continuità della tradizione biblica relativa al pettorale del gran sacerdote ornato di gemme sacre così come ai contenuti di altri versi.

 

 

Templi di civiltà sconosciute

Nell’ America precolombiana, i conquistadores, dopo aver attraversato i mari alla ricerca delle ricchezze del mitico Eldorado, scoprirono con stupore l’esistenza di templi di civiltà sconosciute, vere e proprie montagne cosmiche, con il loro mostruoso bestiario, i loro capitelli a forma di serpenti rivestiti di  turchese, il potente giaguaro dagli occhi di smeraldo, gli idoli ibridi per metà uomini e per metà animali ai quali venivano offerti sacrifici.

Queste civiltà sfruttavano per il culto delle loro divinità non solo l’oro ma anche il cristallo, la giada e tutte le gemme preziose che si celano in abbondanza in quelle terre.

Inneggiando alla conquista spirituale, alla necessità di abbattere i riti idolatri, gli spagnoli fecero spudoratamente razzia di tutti quei tesori, organizzando un vero e proprio via vai di caravelle e galeoni  che a volte, in memorabili naufragi, restituirono al mare il loro prezioso carico frutto di saccheggi rimasti impuniti.

Ai nostri giorni, nel Nuovo Messico alcune tribu’ indiane continuano a praticare riti con le pietre in omaggio alle antiche divinità. Presso i navajo sopravvive la credenza che il cristallo sia un frammento della volta celeste caduto e le pratiche sciamaniche fanno largo uso delle pietre.

Così, sull’arcobaleno iridato dell’età dell’acquario, le antiche ere si sono congiunte alle credenze new age e la gemmologia sacra, lungi dall’essere completamente scomparsa, si inabissa nel nuovo millennio!