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Il gioiello: espressione del corpo

Parlando di gioielli è inevitabile riflettere sulle diverse relazioni che essi instaurano con il corpo, poiché sono considerabili estensioni di quest’ultimo e amplificatori dell’innata capacità del corpo umano di esprimersi e  comunicare.

Il differente approccio alla corporeità da parte delle varie culture ha portato gli studi antropologici ad evidenziare da tempo come le rappresentazioni e le pratiche relative ai corpi, siano esse culturali, sociali o simboliche, sono in grande misura arbitrarie.

Allo stesso modo anche la relazione fra l’ornamento e il corpo è stata ed è soggetta a svariati cambiamenti.

Le motivazioni alla base di questo fenomeno non sono esclusivamente imputabili alla variazione dei canoni di bellezza nei popoli, ma sono anche legate a una codificazione simbolica, socialmente riconosciuta, che permette di trasmettere messaggi differenti che variano secondo che cosa si indossa e in che parte del corpo.

D’altra parte sono numerose le relazioni, personali e sociali, che riguardano il rapporto fra gioiello e corpo. L’idea che alcuni preziosi e le virtù connesse alle loro pietre potessero avere poteri curativi, e influenzare così il corpo, è largamente diffusa sia in epoca antica sia durante il Basso Medioevo e il Rinascimento.

Nel Liber Lapidum di Marbodo , scritto tra il 1067 e 1081, sono descritte più di sessanta pietre con le loro virtù ed è affermata l’influenza di alcune di queste sulla psiche. In un altro documento, relativo all’inventario di Carlo V di Francia, risalente al 1380, si cita la cosiddetta “pietra santa”, che aveva la capacità di aiutare le donne ad avere figli. Sempre nello stesso documento, si accenna anche all’utilizzo di pietre dai poteri più disparati come ad esempio la prevenzione dei contagi o cura della gotta, quest’ultima una malattia al tempo molto diffusa.

Fino al Settecento la credenza popolare vedeva nella malattia l’emanazione di una forza demoniaca e che il solo rimedio a questa  sciagura fosse l’impiego di oggetti ed elementi magici da contrapporvi. La più importante tra le proprietà che l’uomo conferiva alla pietra preziosa era, quindi, quella di trasmettergli il potere che essa aveva in sé e per questo motivo le pietre stesse ebbero un ruolo così importante nella medicina popolare. A partire da tali convinzioni, durante il Medioevo le pietre venivano pertanto forate, allo scopo di meglio emanare  le loro proprietà; era quindi importante che fossero messe a contatto con il corpo del portatore tramite l’uso del gioiello.

Un altro impiego del gioiello in relazione al corpo ha come obbiettivo la distinzione di genere. Fin dall'età del Bronzo gli ornamenti e gli accessori dell'abbigliamento iniziarono a diversificarsi in base al sesso. Il corpo maschile e quello femminile sembrano aver bisogno di una distinzione esplicita all’interno della società che proprio il gioiello contribuisce a definire.

Sebbene anelli, spille e ganci da cintura fossero portati probabilmente sia dagli uomini sia dalle donne, essi si distinguevano per le forme e le decorazioni applicate, come anche per il modo in cui erano indossate. Si può osservare che, nei secoli passati, l’importanza delle varie tipologie di gioielli e l’utilizzo di alcune parti del corpo rispetto ad altre ha subito molti cambiamenti. Pensiamo, ad esempio, agli elmi rinvenuti nelle tombe di Ur, in Iraq, che si ritiene fossero utilizzati in funzione cerimoniale o funeraria; all’utilizzo, in epoca Bizantina, delle catene da corpo e dei pettorali dai grandi pendenti con monete e raffigurazioni militari per gli uomini e scene religiose per le donne; alle fibule, fibbie e cinturoni riccamente decorati grazie alle tecniche della granulazione e della filigrana tipiche della cultura etrusca; infine, alle decorazioni per i capelli, realizzate con tecniche sempre più elaborate, caratteristiche delle civiltà dell’Egeo.

Grande fibula etrusca da parata. In oro decorato a sbalzo, punzone, ritaglio e granulazione


 Altri oggetti, ormai caduti in disuso in Occidente, ma che furono importantissimi in diverse epoche sono stati i diademi, i copricapi, le tiare e le corone, tutti finalizzati ad adornare il capo, la parte del corpo da valorizzare per eccellenza, e nati con la precisa funzione simbolica di esprimere la forza e la grandezza di chi li portava.

La corona, in particolare, rappresenta un simbolo che contraddistingue colui che si trova all’apice della gerarchia sociale o che deve essere venerato. Soprattutto nell’Alto Medioevo questo prezioso ha raggiunto un grado di massimo splendore sia nell’oreficeria germanica sia nelle corone imperiali del periodo carolingio e ottoniano; tutte quante caratterizzate da un grandioso sfarzo di pietre e di decorazioni raffinate.

Antica e preziosa corona che venne usata nell’Alto Medioevo fino al XIX secolo


Anche i radicali cambiamenti subiti dagli ideali di bellezza e dai meccanismi del costume sociale, all’interno delle varie culture, hanno ripetutamente trasformato l’approccio alle diverse zone del corpo e alle sue forme, dettandone gerarchie di importanza e simbologie, fino al punto di esasperare e alterare anche artificialmente la silhouette e la struttura naturale del corpo. La morfologia del gioiello in relazione alle forme del corpo non è stata sempre pensata in maniera da conciliarsi fra loro, ma talvolta è stata imposta a discapito del corpo stesso e dei suoi movimenti.

A questo proposito si può notare la preferenza di moltissime culture verso il collo allungato, associato a dignità, autorità, benessere. Di conseguenza, così come è avvenuto per il capo, questa parte del corpo è stata soggetta a una particolare valorizzazione e pertanto adornata con elementi in genere preziosi e caratterizzati da una forte simbologia.18

Un esempio emblematico della modificazione estrema a cui è stato sottoposto il corpo mediante il gioiello è proprio legato al collo delle donne Padaung dello stato del Kayan, in Birmania. Conosciute in tutto il mondo come le “donne giraffa”, esse indossano fin da piccole vari anelli di ottone intorno al collo, ritenuti segno di riconoscimento identitario e di bellezza; tali anelli, inseriti progressivamente negli anni, spingono lentamente in basso i muscoli intorno alla clavicola, comprimendo la gabbia toracica e deformando così tanto l’aspetto da rendere il collo più lungo.